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scapegoat utente

Iscritto: 24 Mgg 2005 Messaggi: 371 Località: Salerno
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Inviato: Sab 06 Ago, 2005 12:31 am Oggetto: |
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| claudiom ha scritto: | Rappresentazione non è capacità mimetica, quella è riproduzione.
Rappr. è capacità sintetica e, come in Popper, capacità di falsificazione.
In fotografia i massimi vertici dicono siano stati toccati da pochi, quasi tutti in grado di comporre fotograficamente senza tentennamenti in un attimo, presempio, ovvio, HCB.
Ciao, buone vacanze, Claudio. |
Discorso molto interessante per il taglio discorsivo-filosofico impresso all'argomento. Tuttavia occorre secondo me sistematizzare un ragionamento che, sia pur corretto in premessa, rischia però di rimanere tronco.
D'accordo sulla "rappresentazione" come capacità di porre in gioco la coscienza individuale, sintetizzando attraverso segni (parole, versi di animali, immagini a loro volta inclusive di più segni) degli stati di cose (il reale).
Il medium (quadro, fotografia) è il "documento" finale in cui la carica di coscienza rappresentativa si è "espressa", vale a dire consacrata.
Abbiamo un medium in questo senso, ma potremmo anche averlo per il fatto che ad altri esso "comunichi" sensazioni. Tuttavia ciò non è affatto necessario, poichè la rappresentazione dell'artista potrebbe non sortire alcun effetto comunicativo (anche se è difficile che tal cosa si verifichi in assoluto).
Quindi:
1) ci può essere rappresentazione senza comunicazione. La distanza fra il percorso di coscienza individuale dell'artista e la comunicatività può essere immensa sino ad escludere ogni possibilità di trapasso;
2) se comunicazione c'è, la rappresentazione dell'artista ne costituisce ovviamente la premessa; non solo, cosa vuol dire comunicare se non stimolare un'analoga coscienza rappresentativa del destinatario?? Insomma, quando diciamo che un quadro ci comunica qualcosa stiamo dicendo nulla più del fatto che quel quadro ci rappresenta qualcosa .
Questa è in tal caso l'equazione:
rappresentazione ---> comunicazione ---> rappresentazione
La comunicazione non si interrompe nemmeno quando la nostra coscienza rappresentativa non coincida con quella dell'autore, quando ossia alcuni segni di una foto o di un quadro ci dicano qualcosa di diverso rispetto a ciò che dicevano all'autore quando li ha impressi nel medium. La comunicazione in tal caso è un processo libero e non pilotato nè dall'autore nè dal destinatario.
Invece, possono esservi casi di comunicazione pilotata, ossia di arte "furba". E' il caso cui si riferiva claudiom riportandosi a Popper e alla dissociazione fra rappresentazione e espressione comunicativa. Tuttavia io non credo in questa dissociazione, anzi, penso che la comunicazione pilotata si strutturi proprio a partire da un gioco di reciproche rappresentazioni:
1° passaggio di comunicazione pilotata
I destinatari di un quadro o di una foto inconsapevolmente pilotano la comunicazione all'artista, nel senso che all'artista arrivano informazioni circa il modo "consueto" in cui la maggior parte dei destinatari si pone rappresentativamente rispetto ai segni di un quadro o di una foto (ad esempio rispetto allo stimolo comune nel vedere immortalata una donna nuda).
2° passaggio di comunicazione pilotata
l'artista pone in gioco la sua coscienza rappresentativa per tradurre consapevolmente le informazioni raccolte nel medium (foto, quadro) in modo tale da guidare a sua volta la comunicazione al destinatario, restituendogli ciò che la sua coscienza rappresentativa (del destinatario, attenzione) vuole e stimola.
Il gioco furbo dell'artista in questo caso non esclude, come vuole Popper, che l'aspetto rappresentativo si compia comunque. Anche in tal caso c'è infatti capacità sintetica, e il fatto che l'operazione si compia in modo non pulito è pura questione di onestà intellettuale. Ma rappresentazione c'è di fatto, cosa sarebbe altrimenti???? Il fatto che io artista sappia già cosa stimola "generalmente" l'autorappresentazione del destinatario unito al fatto che io intenda (anche furbescamente) centrare quegli stimoli non preclude che per il mio obiettivo io abbia a disposizione molteplici percorsi rappresentativi e che la mia coscienza di artista abbia comunque modo di esprimersi.
Fino ad ora ho parlato di come a mio avviso si struttura la comunicazione nell'arte (a partire quindi da un sistema di rappresentazioni di artista e destinatario).
Se scelgo invece la via della "mera riproduzione" ci sarà senz'altro comunicazione, ma non arte, il discorso non si apre nemmeno, e quindi non v'è più bisogno di parlare di artisti che prediligono la comunicazione prescindendo dalla rappresentazione. Semplicemente, artisti che non rappresentano non sono artisti!
La comunicazione viene in tal caso giocata fra l'atteggiamento riproduttivo (del tipo di quello reportistico indicato da M__R) del comunicante (non più artista) e la consapevolezza del destinatario il quale sa di avere avanti immagini riproduttive, ossia che non stimolano la sua coscienza rappresentativa al di là di ciò che vede "immediatamente" riprodotto con esse.
p.s. comunque meglio che non mi ci ficco in questo topic, perchè è troppo ganzo e stimolante  _________________ • Mario •
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tex200 sospeso
Iscritto: 30 Giu 2005 Messaggi: 344
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Inviato: Sab 06 Ago, 2005 3:15 pm Oggetto: |
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| scapegoat ha scritto: | | claudiom ha scritto: | Rappresentazione non è capacità mimetica, quella è riproduzione.
Rappr. è capacità sintetica e, come in Popper, capacità di falsificazione.
In fotografia i massimi vertici dicono siano stati toccati da pochi, quasi tutti in grado di comporre fotograficamente senza tentennamenti in un attimo, presempio, ovvio, HCB.
Ciao, buone vacanze, Claudio. |
Discorso molto interessante per il taglio discorsivo-filosofico impresso all'argomento. Tuttavia occorre secondo me sistematizzare un ragionamento che, sia pur corretto in premessa, rischia però di rimanere tronco.
D'accordo sulla "rappresentazione" come capacità di porre in gioco la coscienza individuale, sintetizzando attraverso segni (parole, versi di animali, immagini a loro volta inclusive di più segni) degli stati di cose (il reale).
Il medium (quadro, fotografia) è il "documento" finale in cui la carica di coscienza rappresentativa si è "espressa", vale a dire consacrata.
Abbiamo un medium in questo senso, ma potremmo anche averlo per il fatto che ad altri esso "comunichi" sensazioni. Tuttavia ciò non è affatto necessario, poichè la rappresentazione dell'artista potrebbe non sortire alcun effetto comunicativo (anche se è difficile che tal cosa si verifichi in assoluto).
Quindi:
1) ci può essere rappresentazione senza comunicazione. La distanza fra il percorso di coscienza individuale dell'artista e la comunicatività può essere immensa sino ad escludere ogni possibilità di trapasso;
2) se comunicazione c'è, la rappresentazione dell'artista ne costituisce ovviamente la premessa; non solo, cosa vuol dire comunicare se non stimolare un'analoga coscienza rappresentativa del destinatario?? Insomma, quando diciamo che un quadro ci comunica qualcosa stiamo dicendo nulla più del fatto che quel quadro ci rappresenta qualcosa .
Questa è in tal caso l'equazione:
rappresentazione ---> comunicazione ---> rappresentazione
La comunicazione non si interrompe nemmeno quando la nostra coscienza rappresentativa non coincida con quella dell'autore, quando ossia alcuni segni di una foto o di un quadro ci dicano qualcosa di diverso rispetto a ciò che dicevano all'autore quando li ha impressi nel medium. La comunicazione in tal caso è un processo libero e non pilotato nè dall'autore nè dal destinatario.
Invece, possono esservi casi di comunicazione pilotata, ossia di arte "furba". E' il caso cui si riferiva claudiom riportandosi a Popper e alla dissociazione fra rappresentazione e espressione comunicativa. Tuttavia io non credo in questa dissociazione, anzi, penso che la comunicazione pilotata si strutturi proprio a partire da un gioco di reciproche rappresentazioni:
1° passaggio di comunicazione pilotata
I destinatari di un quadro o di una foto inconsapevolmente pilotano la comunicazione all'artista, nel senso che all'artista arrivano informazioni circa il modo "consueto" in cui la maggior parte dei destinatari si pone rappresentativamente rispetto ai segni di un quadro o di una foto (ad esempio rispetto allo stimolo comune nel vedere immortalata una donna nuda).
2° passaggio di comunicazione pilotata
l'artista pone in gioco la sua coscienza rappresentativa per tradurre consapevolmente le informazioni raccolte nel medium (foto, quadro) in modo tale da guidare a sua volta la comunicazione al destinatario, restituendogli ciò che la sua coscienza rappresentativa (del destinatario, attenzione) vuole e stimola.
Il gioco furbo dell'artista in questo caso non esclude, come vuole Popper, che l'aspetto rappresentativo si compia comunque. Anche in tal caso c'è infatti capacità sintetica, e il fatto che l'operazione si compia in modo non pulito è pura questione di onestà intellettuale. Ma rappresentazione c'è di fatto, cosa sarebbe altrimenti???? Il fatto che io artista sappia già cosa stimola "generalmente" l'autorappresentazione del destinatario unito al fatto che io intenda (anche furbescamente) centrare quegli stimoli non preclude che per il mio obiettivo io abbia a disposizione molteplici percorsi rappresentativi e che la mia coscienza di artista abbia comunque modo di esprimersi.
Fino ad ora ho parlato di come a mio avviso si struttura la comunicazione nell'arte (a partire quindi da un sistema di rappresentazioni di artista e destinatario).
Se scelgo invece la via della "mera riproduzione" ci sarà senz'altro comunicazione, ma non arte, il discorso non si apre nemmeno, e quindi non v'è più bisogno di parlare di artisti che prediligono la comunicazione prescindendo dalla rappresentazione. Semplicemente, artisti che non rappresentano non sono artisti!
La comunicazione viene in tal caso giocata fra l'atteggiamento riproduttivo (del tipo di quello reportistico indicato da M__R) del comunicante (non più artista) e la consapevolezza del destinatario il quale sa di avere avanti immagini riproduttive, ossia che non stimolano la sua coscienza rappresentativa al di là di ciò che vede "immediatamente" riprodotto con esse.
p.s. comunque meglio che non mi ci ficco in questo topic, perchè è troppo ganzo e stimolante  |
te pensa....quante cose,  |
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tex200 sospeso
Iscritto: 30 Giu 2005 Messaggi: 344
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Inviato: Sab 06 Ago, 2005 3:18 pm Oggetto: |
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comunque come pensiero sono piu vicino a cludiom ed M_R...che ha espresso direi in maniare perfetta il concetto di fotografia.(almeno dal mio punto di vista)
photo shop fa miracoli
anzi si potrebbe dire che oggi un bravo fotografo è un bravo iformatico..
beh forse sto esagerando esistera sempre chi ha inventiva e si differenzia,ma sostanzialmente.........
chiaramente questo è un concetto largo non si potrebbe paragonare me ad un fotografo ,ma diciamo tra 2 fotografi si.  |
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claudiom non più registrato
Iscritto: 05 Lug 2004 Messaggi: 5459
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Inviato: Lun 08 Ago, 2005 10:12 am Oggetto: |
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Tendenzialmente volo sempre abbastanza basso, sono d'accordo con Scapegoat, ma mai mi sarei messo a teorizzare così, meno male che qualcuno lo fa.
Ringrazio, Claudio. |
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bird101 utente attivo

Iscritto: 27 Lug 2005 Messaggi: 1286
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 8:44 am Oggetto: |
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Ariecchime! sono rientrato dalle ferie e ho riletto il tutto.
E' verissimo che la fotografia non è tutta arte, come per il cinema: un conto è un film di Scorsese, un conto è il video delle code in autostrada e altro ancora sono le soap opera.
Ma allora, giusto per addentrarci, quali sono i 5 macro-generi fotografici (butto un numero a caso, con licenza di tante sfumature tra i vari generi)?
Quali sono le 5 principali caratteristiche di ognuno? (intendo dire le caratteristiche delle immagini prodotte)
Probabilmente è tutto scritto in qualche buon libro, ma il libro lo leggo e ne discuto con... me stesso! quì abbiamo l'opportunità di discuterne tra di noi, con diversi punti di vista e diversi "approcci", nonché diverse esperienze. E poi non credo che tutti abbiamo letto tutto, è più probabile che ognuno abbia letto qualcosa e se mettiamo tutto insieme, forse, potrebbe essere tremendamende costruttivo.
...e, cosa per me molto interessante, quali sono gli elementi di studio e gli ambiti di miglioramento di ogni genere che il fotografo sviluppa?
é molto interessante provare a fare una classificazione (anche arbitraria/flessibile) delle macro-categorie e trovare in cosa si differenziano all'atto pratico.
Approfondiamo la risposta a "cos'è la fotografia?" anche per centrare, a questo punto, un'altra questione "chi è il fotografo?" e "come studia un fotografo?".
Tutto questo perché?
Perché per un fotoamatore che non lavora in questo settore e che non è "seguito" da un professionista, diciamo pure maestro, è molto difficile organizzarsi un auto-corso e trovare i propri ambiti di miglioramento.
Almeno personalmente, mi capita spesso di muovermi random: proviamo e vediamo cosa ne viene fuori. Questo approccio non credo sia totalmente errato, ma in linea di massima spesso porta a risultati, anche positivi, senza la piena cognizione di causa e quindi difficilmente ripetibili o adattabili ad altri contesti.
Sono andato fuori tema? forse si... ma già discutere su cos'è la fotografia ci ha portato a fare dei distinguo di generi fotografici e da lì passare al genere di fotografo (inteso non come nome e cognome ma come peculiarità dello stesso, le caratteristiche che lo distinguono da uno di un altro genere) il passo è breve. Di conseguenza mi è venuto instintivo provare a focalizzare meglio quali sono le caratteristiche che potremmo migliorare per avvicinarci di più ad un genere.
Nel frattempo rileggo un po' 'sto casino che ho scritto, ci penso su e, se non mi avrete già riempito di parolacce , provo ad iniziare.
Ciaoooooo  _________________ Ciao |
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claudiom non più registrato
Iscritto: 05 Lug 2004 Messaggi: 5459
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 9:06 am Oggetto: |
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Proverei, prima, Salvatore a rispondere alla domanda >cos'è la fotografia< a cui nessuno ha risposto.
Tutti hanno parlato di come si fa, di cosa fa, non di cosa è.
(mo' finisco di configurare un altro pc e poi vi do la mia).
Ciao, Claudio. |
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bird101 utente attivo

Iscritto: 27 Lug 2005 Messaggi: 1286
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 9:28 am Oggetto: |
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E' vero Claudio. Ma è proprio l'apertura della domanda che lascia spazio a tanti tipi di risposta.
Vogliamo provare allora a centrare la domanda?
Cos'è la fotografia si può intendere per:
- cos'è l'immagine fotografica (arte, documento, oggetto del marketing...)
- cos'è l'espressione tramite immagine fotografica (che messaggio contiene)
- cos'è la rappresentazione fotografica (il messaggio cosa è e cosa rappresenta per chi guarda e per chi scatta)
- cos'è la cronaca e l'informazione fatta per immagini...e chi più ne ha più ne metta.
E' proprio la vastità della domanda che forse a tutti noi ha dato l'opportunità di fornire "risposte" e considerazioni molto varie nelle interpretazioni.
Ci rifletto, poi stasera metto la mia. Ora devo andare "per clienti".
Ciao _________________ Ciao |
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claudiom non più registrato
Iscritto: 05 Lug 2004 Messaggi: 5459
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 10:35 am Oggetto: |
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Le domande di Salvatore rivelano una caratteristica comune a noi italiani: siamo tutti degli idealisti crociani.
Infatti non si ferma al dato fenomenico ma intende il "cos'è" come fosse "quale valore ha ".
Ciao, Claudio. |
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Tommy Retrò utente attivo

Iscritto: 04 Ago 2004 Messaggi: 1337 Località: Torino
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 10:53 am Oggetto: |
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| claudiom ha scritto: | Si, ho una realtà oggettiva:
Si chiede che cosa sia una fotografia: oggettivamente io lo so e se ci pensi un pochino anche tu lo sai e perciò non lo scrivo subito adesso .
Se invece subito il discorso scivola su arte o non arte, l'oggettività finisce quasi del tutto e tutti possono quasi dire la propria.
Ciao, Claudio |
concordo.. la risposta oggettiva è semplice.. basta prendere un libro scolastico e ci sarà la definizione semplice..
cmq penso che la domanda fosse posta nel senso + soggettivo.. e quindi la risposta nn c'è..
come a tante altre domande.. ognuno a la sua..
in questi casi si può fare che ognuno scrive cos'è x LUI la fotografia..  _________________ Ogni volta, quando una mia foto ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?
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claudiom non più registrato
Iscritto: 05 Lug 2004 Messaggi: 5459
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Inviato: Gio 01 Set, 2005 12:02 pm Oggetto: |
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la risposta oggettiva non è mica tanto semplice, sui dizionari c'è scritto come si fa una foto, mica cos'è, difatti me la sono dovuta arzigogolare da me, la definizione (e dato che sono uno pratico coincide anche con quel che per me è la fotografia):
Fotografia:
“Segni che si formano per effetto della luce su superfici atte a registrarli permanentemente”
Riconoscimento: indipendentemente dalla definizione di cui sopra una qualunque immagine viene riconosciuta come “fotografia” se soddisfa a queste caratteristiche:
Impersonale: non sono visibili ad occhio nudo i segni costitutivi dell’immagine o sono altamente regolari.
Bidimensionale: la superficie è rigorosamente “piatta”.
Verosimile: il contesto è plausibile, riferibile immediatamente al mondo reale. La verosimiglianza è da attribuirsi non all’immagine intera, ma ad ogni singolo componente (collage).
Ridondante: sono presenti particolari che in un ambito pittorico risulterebbero inessenziali.
Qualunque "cosa" che soddisfa queste caratteristiche la chiamiamo, di primo accito, "fotografia".
Ciao, Claudio. |
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bird101 utente attivo

Iscritto: 27 Lug 2005 Messaggi: 1286
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Inviato: Mar 06 Set, 2005 5:16 pm Oggetto: |
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Avete tutti ragione: "cosa è" significa "cosa è". Non c'è pezza.
Ma se uno vi chiede cos'è un limone il discorso è lo stesso...
Da buon idealisti abbiamo buttato giù 4 pagine di considerazioni che orbitano intorno al "cos'è" ma che non rispondo appieno alla domanda. Perché quasi tutti abbiamo inteso e scritto come se la domanda fosse "cosa intendete per..."? Non so. Forse perché è la domanda che già ci ponevamo e che il 3D è stata l'occasione che ha dato sfogo alle nostre idee.
Da Wikipedia leggo:
La fotografia è una tecnica ed un'arte di riproduzione di immagini statiche. _________________ Ciao |
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nexus 7 utente
Iscritto: 06 Set 2005 Messaggi: 94 Località: Cavalese
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Inviato: Mer 07 Set, 2005 12:38 pm Oggetto: |
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se vogliamo farci del male possiamo dire che la fotografia è un segno con i caratteri dell'indice, ossia è un segno che ha per sua propria natura un legame diretto e concreto, non ripudiabile, con un oggetto reale...
se io oggi vedo una fotografia di una persona, non so chi sia, non so quando è stata fotografata, non so dove era...
ma so che in un preciso momento in un dato luogo una determinata persona si è trovata davanti all'obiettivo
questo per una definizione "concettuale" della fotografia
quanto alla definizione "tecnico-scientifica", vogliamo dire che è un'iimagine generata "autonomamente" ed "automaticamente" dalla luce su un supporto sensibile?
autonomamente perché il momento della formazione dell'immagine è indipendente ed ininfluenzabile dal fotografo, che può intervenire prima e dopo, ma non durante lo scatto...
automaticamente perché data la luce ed il supporto sensibile l'immagine si genera da sola, per forza
e in fondo tutto questo poi può anche tornare utile a definire i limiti in cui una immagine rielaborata al PC o con pennelli e colori è ancora una fotografia... _________________ mi piacerebbe conoscere il mandante delle ca77ate che scrivo |
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bird101 utente attivo

Iscritto: 27 Lug 2005 Messaggi: 1286
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Inviato: Mer 07 Set, 2005 4:59 pm Oggetto: |
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...masochisti!!!
hi hi hi _________________ Ciao |
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